DIABLO REY (CHL/IT)

Cosa nasce dall’incontro tra due culture? La risposta dipende dalla persona a cui viene rivolta la domanda. Un funzionario direbbe: “una guerra” impaurito. Un poeta, sorridendo, sussurrerebbe “la meraviglia”. Nella musica, invece, è uno slancio creativo di positività e interessi, di prestiti tonali e contagi melodici, accomunati da ritmi eternamente sorprendenti e con risultati sempre originali. La storia non fa che raccontare l’evoluzione e creazione di generi dalle radici ibridate, dai colori mescolati. Prendendo ispirazione dai suoni andini, nei Diablo Rey la cultura sudamericana si esprime attraverso carnavalitos, boleros e sayas, fondendosi sapientemente con ritmi afro-caraibici (dove regna sovrana la Cumbia).

MAMUD BAND (IT)

MAMUD BAND, ensemble afrofunk con oltre venticinque anni di attività, torna sulle scene presentando la nuova formazione in sestetto. Il gruppo è noto nel panorama italiano e internazionale per il prestigio dei numerosi musicisti coinvolti – più di quaranta finora, tra i quali Gianluca Petrella e Guglielmo Pagnozzi – e per l’importanza delle collaborazioni artistiche avviate – come quelle con il trombettista Lester Bowie, con il batterista Tony Allen, con la sassofonista Jessica Lourie, con il coreografo Jerald Dibi e con il percussionista Harouna Dembele – oltre che per la creatività delle sue composizioni originali, in equilibrio tra passione per il suono vintage e apertura alla modernità. Tromba, chitarra e synth creano tessuti armonici e melodici originali e inaspettati, mentre l’inesorabile ritmica composta da basso, batteria e percussioni macina chilometri di groove sempre danzanti. Il nuovo Album “The Monkey Tapes” è il frutto di questa fusione, uscito per Garrincha GoGo, che vanta già tra le sue fila Savana Funk e Fanfara Station.

LES AMIS D’AFRIQUE(SEN/GIN/BFA)

Band di stampo afro tradizionale con alcuni dei migliori musicisti provenienti dall’Africa occidentale di stanza nel nord Italia. La formazione, estendibile da trio a sestetto, li vede suonare balafon, kora e djembé, basso, chitarra e batteria – guidati dal carismatico Naby Eco Camara, griot, cantante e musicista proveniente da Conakry, Guinea. Oltre al filone più tradizionale, con un sapiente uso della loop machine, sanno far ballare qualunque pubblico gli capiti di fronte.

JABEL KANUTEH & MARCO ZANOTTI (GMB/IT)

Questo duo, formato dal griot gambiano Jabel Kanuteh e dal polistrumentista romagnolo Marco Zanotti, ha pubblicato il secondo album nel 2022, intitolato “Are you strong?”, il nome di un gioco di carte popolare nell’Africa dell’Ovest. Ma è soprattutto una domanda che ci poniamo (e che poniamo) nell’affrontare il nostro tempo, per essere coerenti con i valori in cui crediamo. La nostra etica è forte abbastanza per resistere alle sfide del quotidiano e lottare per un futuro migliore? La spina dorsale di questo nuovo lavoro rimane il dialogo spontaneo tra i due musicisti, che in questi ultimi anni si sono sintonizzati sul continuo scambio dal vivo con il pubblico, sia che si tratti di jazz festival che di club o centri sociali. Rispetto all’album precedente le sonorità si ampliano con l’utilizzo della mbira da parte di Zanotti e della voce di Jabel. Partendo dal solco della tradizione mandengue, della quale la famiglia Kanuteh è ambasciatrice, il duo si muove verso una musica più universale che ha assimilato Fela Kuti così come alcune delle correnti contemporanee provenienti dall’Africa e dalla sua diaspora.

DADA SUTRA (IT)

Il progetto è guidato dalla bassista e cantante Caterina Dolci (Bambole di Pezza), forte di un percorso personale e musicale eclettico e mutevole che tocca ambiti disparati come il punk e la musica da camera contemporanea. Il risultato è un clash di suoni che rifiuta i confini, «atipico, contorto, stratificato, indefinibile» (Milanodavedere), «uno dei progetti più interessanti dell’underground milanese» (Noisyroad). dada sutra ha debuttato a giugno 2022 con EP 1, dove sonorità graffianti si uniscono ad atmosfere oniriche, coinvolgendo anche il pianista e compositore Vincenzo Parisi (Kafka on the Shore), il batterista e produttore Giacomo Carlone (Egokid) e il percussionista Lorenzo D’Erasmo (Go Dugong). Attualmente sta lavorando al secondo lavoro in studio.

GLITTER BOY (IT)

Nel mare magnum della produzione in rima è diventato difficile orientarsi e sentire qualcosa di originale. Chi ha incrociato Glitter Boy sa che è una boccata d’aria in una scena “in gabbia”. Glitter non è un poser, non vede sbarre e per questo è libero; libero di fare uno spogliarello nei suoi live, libero di contorcersi per terra come un punk, libero di scrivere senza cliché né ansie “politically correct”. Riccardo, sconosciuto fuori dal giro dell’underground meneghino, si muove sfacciato tra i banconi della provincia e i bar di una Milano bevuta e (giustamente) sfottuta. In “Glitter Desert”, il suo secondo ep, dopo il leggendario “Glitter Forest”, troviamo riferimenti altissimi e di strada, e in questa vertigine si inseriscono le sue rime sferzanti, che parlano dell’abbattimento del Meazza o dell’umanità variopinta e disperata delle piazze provinciali.

GIULIO PECCI (IT)

Giulio Pecci è editor per musica e notte su Zero Roma e giornalista freelance per Il Tascabile, Esquire, Rolling Stone, Not, DLSO, Griot Mag e tanti altri. La sua attività febbrile si spande anche nell’ambito di organizzazione eventi: con la direzione artistica e la comunicazione per la crew di ODD e come membro fondatore della storica rassegna di jazz popolare Quadraro in Jazz. Dal 2020 inoltre co-conduce con Vittorio Gervasi “JazzHunters” su Radio Raheem, programma che esplora le sonorità del jazz contemporaneo. La sua attività di ricerca e divulgazione culturale affonda nelle musiche afrocentriche, dal jazz all’hip-hop passando per l’elettronica e l’afrobeat(s) – con un focus specifico sull’universo UK. Come dj e selector riesce a riunire tutte queste influenze in set camaleontici. Si passa da selezioni incentrate su sonorità jazz d’avanguardia a quelle dedicate al clubbing più duro, con sonorità prese in prestito da tutto il mondo, pur mantenendo un occhio costante al continente africano.

LESTER MANN (IT)

Lester Mann seleziona musica d’ascolto di impronta dub, stranezze disco, psichedelia e ritmi per danze rallentate e sfrenate, in solo oppure accompagnato dall’armonica di Freddy Amoruso o, ancora, dalla voce ammaliante di Rabii Brahim, con cui ha suonato a Tunisi. Da diversi anni organizza concerti e feste nel sottobosco milanese, attualmente è resident e promoter del party mensile Armonika, ormai una certezza della nightlife meneghina con un programma fisso su Radio Raheem. Con il nome di Lester Laura, in duo, è stato resident per le serate Wan Va in Cox18, Nessuno (Nobodys Indiscipline Party) e ha curato una serie di podcast per Radio Quartiere durante il primo lockdown. Nel 2015 ha curato con KLC la colonna sonora del progetto Guruji di Jude Crilly in occasione della Serpentine Gallery Marathon, registrato al Cafe Oto di Londra.

K^B°B° ORCHESTRA (IT)

𝗞^𝗕°𝗕° cerca un rituale, nuovo e antico allo stesso tempo, dove si suona per danzare e si danza per suonare. Ruba suoni voci movimenti e immagini dalla contemporaneità.

𝗞^𝗕°𝗕° miscela e interroga i confini tra “esotico” e familiare rivelando il lato mostruoso che si cela in ognuno di noi: la sensazione di indossare una maschera la cui docilità è garantita da mal celati rapporti di forza.

𝗞^𝗕°𝗕° esorcizza il mondo, passando a setaccio l’ingranaggio sociale e i gangli che abitiamo, col sorriso beffardo delle “maschere” – ballerini, musici e sciamani – intraprendendo un viaggio della vita in una rappresentazione instabile, arrogante, barocca, mutevole, eppure eterna. / 𝗞^𝗕°𝗕° crea una Festa vera, senza fine, dentro la festa quotidiana poco fine delle nostre vite sacrificate all’altare del consumo. / 𝗞^𝗕°𝗕° offre la possibilità di osservare, esterni, gli effetti di una festa mortale; e al contempo, interni, partecipare al funerale della vita: l’unica tragedia che ci rappresenta e che sarà possibile mettere in scena, condividere e ricordare di noi.

GOODBYE, KINGS (IT)

I Goodbye, Kings sono una band “post jazz rock” nata nel 2012 a Milano. Il debutto “Au Cabaret Vert” (2014) è basato sui dipinti di Toulouse Lautrec e sulle poesie di Rimbaud e Masaoka Shiki. Nel 2016 esce per Argonauta Records l’acclamato “Vento”, ispirato ai miti, alle leggende e alle poesie sul vento. “A Moon Dagherreotype” (2019) ha cercato di riconnettersi con il cielo, attraverso l’antico occhio tradizionale della camera oscura e la tecnica del dagherrotipo. L’ultimo disco, uscito nel 2022 per Overdrive, ha una struttura narrativa basata sul ciclo dell’esistenza e dello svolgimento delle stagioni. “The Cliché of Falling Leaves” conta un unico brano, sulla base di un poema sinfonico, e vede sedici musicisti che hanno collaborato a questa suite di 43’. G,K diventa per l’occasione un’orchestra, illuminando tutto lo spettro post-rock e producendo in aggiunta un concept movie eseguito da ballerini contemporanei.