GLITTER BOY (IT)
Nel mare magnum della produzione in rima è diventato difficile orientarsi e sentire qualcosa di originale. Chi ha incrociato Glitter Boy sa che è una boccata d’aria in una scena “in gabbia”. Glitter non è un poser, non vede sbarre e per questo è libero; libero di fare uno spogliarello nei suoi live, libero di contorcersi per terra come un punk, libero di scrivere senza cliché né ansie “politically correct”. Riccardo, sconosciuto fuori dal giro dell’underground meneghino, si muove sfacciato tra i banconi della provincia e i bar di una Milano bevuta e (giustamente) sfottuta. In “Glitter Desert”, il suo secondo ep, dopo il leggendario “Glitter Forest”, troviamo riferimenti altissimi e di strada, e in questa vertigine si inseriscono le sue rime sferzanti, che parlano dell’abbattimento del Meazza o dell’umanità variopinta e disperata delle piazze provinciali.